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Sostenibilità in Cantina

Intervista a Stefano Acciarri
La parola sostenibilità è sulla bocca di tutti. Si sente in TV e alla radio, si legge sui giornali e sui prodotti esposti al supermercato. E anche in Cantina se ne fa un gran discutere. Per questo abbiamo chiesto a Stefano Acciarri, agronomo e membro del CDA, cosa è per Colli Ripani la sostenibilità e come passa dalla teoria alla pratica.  

Stefano Acciarri: Oggi possiamo dire che la sostenibilità è un concetto importante per la nostra Cantina, è uno dei capisaldi della mission aziendale e sono i fatti a dirlo: oltre la metà della produzione è ottenuta da aziende condotte in regime biologico, quindi a ridottissimo impatto ambientale.
D: Da quanto tempo Colli Ripani se ne occupa? 
SA: Il processo di sostenibilità è stato avviato più di 10 anni fa. La prima operazione messa in campo è stata la costruzione di un impianto fotovoltaico da circa 150kW, implementato di altri 50kW quest’anno. Per quanto riguarda il rapporto tra aziende e superficie coltivata, si nota un dato interessante: la superficie dei terreni in bio è quasi il doppio di quelli in convenzionale, mentre il numero di aziende in convenzionale è maggiore rispetto a quelle in bio. Questo vuol dire che le aziende più moderne e specializzate nella produzione bio hanno aumentato la loro superficie di coltivazione, rendendo raggiungibile l’obiettivo di abbassare le emissioni di CO2. Per il CDA questa attitudine dimostra una grande presa di coscienza riguardo la tutela del territorio e non un semplice atteggiamento green messo in atto perché è di moda. A sostegno di questa consapevolezza e con il fine di certificare la sostenibilità, la Cantina si è anche dotata di sistemi informatici come Enogis di cui ci ha parlato Daniele Occhiodoro in un articolo precedente, e di personale dedicato.
D: Quali sono gli obiettivi a medio e lungo termine che Colli Ripani ha in agenda in merito alla sostenibilità? 
SA: L’obiettivo principale è essere competitivi sul mercato, assicurando ai soci un reddito congruo nel rispetto del loro lavoro e dell’ambiente di cui si prendono cura. Ci impegniamo, inoltre, a cambiare la forma mentis di tutti gli operatori della filiera, invitandoli a fare attenzione alle azioni che riguardano l’oggi perché non compromettano il futuro. E da ultimo, invogliamo, aiutiamo e sosteniamo i soci che desiderano intraprendere un percorso di transizione.
D: L’azione più piccola e quella più grande che possono ritenersi sostenibili in una cooperativa vinicola?
SA: Seppur può sembrare piccola, l’azione più importante e dispendiosa in termini di tempo è l’attività di controllo con relativa certificazione del processo. Quella più grande è la sensibilizzazione di tutti gli attori della filiera. Purtroppo sono in molti a non credere che la sostenibilità possa garantire un posizionamento di mercato più adeguato in termini economici e di pubblico. Pensano che sia solo una perdita di tempo e che continuare a fare come si è sempre fatto sia la cosa migliore. Li capisco. Il cambiamento porta con sé una certa complessità che lo rende poco attrattivo, ma attuare una coltivazione sostenibile è il modo migliore per garantire futuro ai nostri figli. E per futuro non intendo il lavoro nella terra, ma prospettive di vita e possibilità alimentari.
D: In Cantina quali sono le figure di riferimento che sostengono il processo di sostenibilità? 
SA: Ogni membro del CDA è promotore del cambiamento verso la sostenibilità, quindi può essere interpellato e coinvolto da ciascun socio. E poi ci sono anche io che, oltre a far parte del CDA, sono agronomo e all’interno della Cantina, con il supporto di due tecnici, mi occupo proprio delle certificazioni. Fornisco consulenza e informazioni, oltre a gestire la parte burocratica delle procedure di certificazione.

Grazie Stefano per il tuo tempo e per aver reso forte e vera una parola come sostenibilità.